L’impianto a energia elettrica, nella stessa maniera per quanto avviene ad altre componenti delle abitazioni, si deteriora con il passare del tempo perdendo via via di funzionalità. Questo, ovviamente, rappresenta un rischio per quanto concerne i possibili incidenti che un’installazione elettrica difettosa può comportare.
Motivo per il quale, dunque, dalle autorità pubbliche, viene pretesa la dichiarazione di conformità per quanto concerne il sistema elettrico, con il duplice obiettivo sia di garantire la sicurezza che l’eventuale sperpero di denaro in riparazioni e sistemazioni.
In questo articolo vedremo cosa sia questo importante documento e quali siano gli aspetti vantaggiosi che esso comporta.
Le caratteristiche della dichiarazione di conformità
La legge 46 risalente al 1990 fu la prima normativa a introdurre il concetto di dichiarazione di conformità per quanto concerne l’impianto a elettricità e, in particolar modo, quelli ad uso domestico. Altre leggi si sono susseguite nel corso degli anni, fino al 2010, continuando ad ampliare e definire più nello specifico la normativa in merito.
Lo scopo fondamentale alla base della normativa che definisce l’obbligo della dichiarazione di conformità è stato quello di garantire maggiori standard di sicurezza, rendendo più affidabili gli impianti e, di conseguenza, determinando una significativa riduzione dei possibili episodi dannevoli dovuti al malfunzionamento di quest’ultimi.
La certificazione dell’impianto va ricercata ogni qualvolta si rendano necessari interventi relativi alla manutenzione, ristrutturazione o costruzione ex novo di un impianto, e tale compito cade sull’azienda che si deve occupare della commissione. Quest’ultima, infatti, dovrà redigere un modulo contenente le informazioni anagrafiche del possessore dell’edificio, i propri dati di impresa, la tipologia di impianto a energia elettrica, le informazioni relative all’esperto che si occupi della messa in regola dell’impianto secondo la normativa e, infine, i dati relativi a materiali utilizzati e luogo di costruzione.
A completare la certificazione, infine, vi è una copia dell’iscrizione dell’azienda alla Camera di Commercio Italiana e il progetto costruttivo dell’impianto, accompagnato da una descrizione tecnologica relativa ai materiali che sono stati impiegati.
Come ottenere l’attestato di conformità
L’attestato di conformità deve essere fornito al possessore dell’immobile, allo Sportello Unico relativo all’edilizia nel Comune di competenza, mentre un’altra copia rimane in possesso dell’azienda che abbia effettuato la commissione. Ovviamente, tutti questi documenti presentano l’obbligo della firma e del timbro. L’assenza della certificazione relativa all’impianto elettrico può costare, dal punto di vista amministrativo, una multa fino a 10.000€ a carico dell’azienda omettente.
Lo Sportello Unico citato in precedenza procederà, in seguito, a inviare una copia dell’attestato alla Camera di Commercio a cui sia iscritta la ditta eseguente i lavori, dimodoché si possano verificare le corrispondenze di tutti i dati. Se ogni informazione risulterà corretta, il documento verrà, in seguito, archiviato.
Qualunque soggetto che possieda diritti relativi all’edificio per cui è stata svolta la dichiarazione di conformità, potrà richiedere visione del documento presso la Camera di Commercio, purché sia in possesso di un documento di identificazione personale e di qualunque tipo di contratto che certifichi i propri diritti sull’immobile in questione.
Dichiarazioni di rispondenza e certificazioni: le diversità
Occorre fare un importante distinguo fra le dichiarazioni di rispondenza e gli attestati di certificazione per quanto concerne gli impianti ad energia elettrica. I primi non si pongono come sostituzioni dei secondi ma ne rappresentano una integrazione, vidimando che ogni parte dell’impianto che non sia provvista di adeguata certificazione è comunque in linea con le normative relative. Sul portale specialistico impianti.tech si trovano anche specifiche sul quadro elettrico. Tali dichiarazioni non richiedono alcun modulo per essere espletate ma solo un documento relativo all’adeguatezza dell’impianto firmata e timbrata dall’azienda che si occupi dell’installazione del sistema. Queste dichiarazioni possono venire rilasciate solo da esperti che siano parte dell’ordine da un tempo superiore ai cinque anni.
Gli attestati di conformità sono sollecitati dai Comuni in modo che questi ultimi possano poi emettere diversi attestati e varie autorizzazioni come, ad esempio, quelle relative a una struttura di tipo commerciale. Il possessore dell’edificio in cui si sia svolto il lavoro dovrà sempre poter fornire a chi affitta l’attestato, in modo che questi potrà poi presentarsi in Comune per ricevere i permessi di cui potrà aver bisogno.
Le norme in caso di vendita
La normativa attualmente vigente non pone alcun tipo di limite relativo alla vendita di immobili non dotati di impianti conformi. Dal punto di vista giuridico, dunque, la non corrispondenza alle norme sulla sicurezza non va ad incidere sulla commerciabilità di un edificio ma, tuttavia, può andare a riguardare la questione economica.
Il soggetto che stia vendendo l’immobile, infatti, deve essere garante dell’assenza di problematiche relative agli impianti e che questi ultimi siano in linea con le normative vigenti. Egli potrà, dunque, essere chiamato in causa qualora l’acquirente dovesse rilevare dei danni dovuti alla non presenza di adeguata conformità per quanto concerne l’impianto ad energia elettrica.
Questa importante prefazione porta ad affermare che, in atto di vendita, la presenza dell’attestazione di conformità sia un documento utile per ambo le parti poiché:
- dal punto di vista del venditore, vi è il sicuro interesse nel garantire la messa in regola degli impianti dell’immobile al fine di non essere poi coinvolto in eventuali azioni da parte dell’acquirente;
- l’acquirente ha l’ovvia necessità di conoscere, prima di porre la propria firma sul contratto, se dovessero essere necessarie ristrutturazioni o messe in regola degli impianti, potendo quindi già considerare il costo di quest’ultimi come una spesa necessaria successiva all’acquisto dell’edificio.
Ne consegue che:
- qualora gli impianti fossero regolari dal punto di vista normativo, il venditore darà la propria garanzia su questo punto, con corrispettiva consegna anche di una copia dell’attestato di conformità;
- nel caso, invece, gli impianti non fossero in regola dal punto di vista normativo, saranno le parti a dover scegliere come procedere, poiché tale situazione, come già detto, non va ad incidere sulla possibile vendita degli immobili. In questo caso, il soggetto acquirente può richiedere la regolarizzazione degli impianti e, dunque, posticipare la firma del contratto fino alla conclusione dei lavori necessari oppure procedere comunque all’acquisto dell’immobile, assumendo, però, a proprio carico la messa a norma di tutto il sistema elettrico;
- nel caso colui che venda non sia in grado di fornire indicazioni circa la regolazione degli impianti, l’acquirente potrà chiedere un posticipo della data di stipulazione del contratto perché siano effettuate le dovute verifiche oppure prendersi il dovere di verificarne lo stato ed, eventualmente, procedere ai lavori necessari per garantire l’acquisizione dell’attestato di conformità.
I costi delle certificazioni
Il prezzo relativo alle certificazioni può subire importanti variazioni al cambiare dell’impresa, in base alle tariffe di ogni singola azienda. Dunque, il modo migliore per poter effettuare le proprie valutazioni passa sempre tramite la richiesta di un preventivo, grazie al quale potrà essere effettuata una visita tecnica relativa all’impianto in questione.